Nell’agosto del 1994, quando il
ciclone Mani Pulite stava entrando nella sua seconda fase, indebolendosi fino
ad esaurirsi un paio di anni dopo, era ancora una volta la musica a parlare, a
commentare a modo suo quello che stava accadendo in un’Italia destatasi di
colpo con la consapevolezza che non proprio tutti i suoi politici fossero delle
persone integerrime.
Ma la musica arriva sempre dove
il sentimento ha bisogno di aiuto o dove, per riflettere, serve una voce amica
che ci spinga a ragionare su quello che accade e che spesso ci passa davanti
come se non avesse nulla a che vedere
con le nostre vite. La musica è
attualità, è la bellezza di potere registrare su nastro un messaggio che da
quel momento rimarrà per sempre e potrà essere riascoltato anni dopo ed essere
apprezzato come la prima volta o forse anche di più.
Nell’agosto del 1994 uscì l’Album
di Renato Zero dal titolo “L’Imperfetto”. Scelta significativa in un periodo
storico in cui le persone cosiddette “perfette” si erano risvegliate una
mattina con più di qualche scheletro nell’armadio. Oggi, a distanza di 21 anni, ci siamo accorti
che di quei “perfetti” ce ne sono ancora troppi. Siano essi legati alle
indagini di “Mani Pulite” o a quelle di “Mafia Capitale” il risultato è sempre
lo stesso: corruzione! Sembrava che chissà cosa si fosse fatto dal ’92 ad oggi
per dare all’Italia una politica nuova, pulita e invece se ascoltiamo con
attenzione le parole di questo brano dal titolo “Aria di Pentimenti” possiamo tranquillamente affermare che sia stato scritto qualche
settimana e non qualche decennio fa. Riferendosi ai corrotti afferma “Eccoli guardali, ubriachi di
petrolio che annusano utopie, che spingono persino i loro figli verso il
buio delle idee.” La conclusione è
un vero e proprio auspicio “noi certo,
neanche noi siamo perfetti ma almeno onesto, questo si. Vi abbiamo avuti
accanto, disseminati per la via, speriamo si alzi un generoso vento e che
vi spazzi tutti via”.
Per concludere questo brevissimo
viaggio tra le note di questo album a mio parere straordinario, e legandomi a
quanto detto in precedenza, la corruzione, la mala politica, le Amministrazioni
che si sono arricchite alle spalle dei cittadini non hanno mai smesso di
compiere il loro sporco lavoro ed ora che l’inchiesta di “Mafia Capitale” sta
fornendo ai cittadini romani molte risposte su degrado e criminalità in una
città che dovrebbe invece essere portata d’esempio in tutto il mondo, ecco
un’altra canzone, attualissima anch’essa,
dedicata proprio a Roma. Non è un caso che sia stata inserita in questo
contesto di denuncia sociale ed invito chi legge ad ascoltarla con attenzione, poiché anche lei potrebbe essere stata benissimo scritta qualche giorno
fa. Si intitola “Roma malata” e si conclude così “Un'altra Roma, più schiava che padrona, la Roma dei misteri, dei
Ministeri. Brutte compagnie, traffici, angherie. Non ti ho vista
più, davvero non sei più tu.
Roma che scappi via, da questa
gente tua… non puoi morire. Roma, Roma, Roma”. Ho voluto prendere in considerazione in questo
mio post la musica, in quanto è diventato ormai un mezzo di comunicazione
rapido e fruibile a tutti, dato storico in quanto rimane impresso sul nastro e
voce di chi, attraverso una sensibilità particolare propria dell’artista,
riesce con la sintesi dettata dallo spartito a denunciare una situazione che
non può più essere tollerata e che va cambiata, perché se veramente teniamo a
questa nostra città, non possiamo
stare impassibili ed impotenti a
guardare e a lasciare che sia preda di chi non la ama e di chi la sta portando
a diventare “Culla dell’Inciviltà”.
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