giovedì 24 settembre 2015

ATAC: i fondi mancano ma nessuno vuole recuperarli... per quella sigaretta in più!

L'idea che il lettore si fa leggendo i titoli dei giornali romani che in questi ultimi mesi hanno trattato il problema del trasporto pubblico nella Capitale, è senza dubbio quella della mancanza di soldi o meglio, di fondi. Per questo motivo non possono essere licenziati inutili dirigenti dagli stipendi d'oro (mancano i soldi per le liquidazioni) o non possono essere mandati a rottamare tutti quei mezzi che almeno una volta a settimana ti lasciano a piedi perché fonde il motore o si rompe il sistema di apertura e chiusura porte; per questa ragione siamo costretti a viaggiare da Giugno a Settembre su vetture senza aria condizionata e, sempre per lo stesso motivo, pur pagando regolarmente (parlo per gli onesti cittadini)  il biglietto o l'abbonamento, non possiamo usufruire di un servizio pubblico che, lungi dall'avvicinarsi agli alti standard del Nord Europa, arrivi almeno a raggiungere la sufficienza sulla base di alcuni standard minimi che dovrebbero comunque essere rispettati: passaggi in tempi accettabili, autobus funzionanti, fermate complete di pensiline e possibilmente lontano da cassonetti della spazzatura (vedi #fermatapuzzolente).
Ecco tre articoli apparsi qualche tempo fa (ma ancora attuali) che rendono l'idea:


Ora... una soluzione io l'avrei trovata, ma forse, proprio perché troppo semplice non potrà mai essere presa in considerazione dai "capoccioni" al vertice delle Aziende interessate.

Nella mancanza più totale di controlli, sebbene chi dovrebbe controllare sia presente negli appositi gabbiotti, ignorare un divieto è diventata prassi. Uno di questi, molto facile da riconoscere, è il DIVIETO DI FUMO per il quale sono previste sanzioni amministrative per i trasgressori che vanno da 27,50 a 275 Euro. Non lo dico io ma la "Legge 16 gennaio 2003 n.3, Tutela della salute dei non fumatori". Assodato quindi che la Legge esiste, non si deve fare altro che rispettarla e se qualcuno trasgredisce a queste norme che appartengono al vivere civile, è un dovere per il personale preposto controllare e sanzionare. Ciò non avviene e sono sempre di più le sigarette che vengono accese sulle banchine in attesa del treno.  E' vero che l'attesa di quei 5 e a volte 8 minuti può essere snervante ma se invece di accendere la sigaretta ci si facesse una chiacchierata con il passeggero accanto, magari il tempo passerebbe prima e nessuno sarebbe costretto a subire il fumo passivo. Ma torniamo a noi. Nella sola giornata di oggi ho contato otto persone che fumavano in banchina (in tre stazioni diverse). L'operazione "recupero fondi" potrebbe partire proprio da qui, controllando e applicando le sanzioni previste per i trasgressori. Troppo facile? Chissà... Forse troppo difficile, visto che nelle ultime settimane, contando le varie sigarette accese in presenza di divieto e applicando la sanzione minima, sarebbero potuti entrare almeno 1100 euro... due o tre autobus con quei soldi si potevano riparare? Ma come ho detto prima... troppo semplice!







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